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17.8.11

Torino, corso Vittorio Emanuele II 5

Questa architettura non è nuova per coloro che mi conoscono bene. E' uno di quegli edifici che non manco di ammirare quando ci passo vicino, e che non manco di citare a chi (sfortunato, se di architettura non gli interessa nulla) si trova in quel momento con me. Una volta ho sentito un collega universitario liquidarlo come 'triste'; a lui consiglio l'acquisto di una scatola di mattoncini colorati danesi
(sempre quelli). Come fai a definirlo 'triste'? O meglio, come fai a sintetizzarne l'esistenza in una parola sola (ogni architettura, a mio avviso, non è esprimibile con una o poche parole)?
Non posso credere che della lunga conversazione che avrai certamente intrattenuto con quest'edificio tu abbia da dire solo che è triste. L'interno purtroppo è rimasto celato ai nostri occhi (uno zelantissimo custode si è candidamente rifiutato di farci accedere negli spazi liberi del piano terra), ma la grande facciata su corso Vittorio è dannatamente visibile. E parla eccome.

Niente è casuale, niente è stonato; tutto si compone in maniera equilibrata. Gli spessi parapetti di calcestruzzo bianco si alternano alle fasce scure delle aperture, vetri o logge che siano; La facciata si articola in geometrie pure che, come notava F, fanno in modo che l'insieme sembri assemblato in lastre di materiali e consistenze diverse. E' un disegno senza sbavature, la cui vitalità mi costringe sempre ad alzare la testa; il piano terra inoltre è qualcosa di eccezionale. Lasciato libero in ossequio al dogma moderno, è  lasciato in penombra, creando in questo modo un'ulteriore fascia scura, più ampia e differente; oggi sono presenti, tra i pilastri a filo, dei pannelli vetrati che limitano la vista e impediscono la fruizione di questo bellissimo spazio. Sul fondo si intravede una fontana. Totalmente inutile.

Non aggiungo altro. Non serve, basta guardare per rendersi conto. Non mi capacito di come qualcuno abbia potuto definirlo triste; sono consapevole di aver scritto questo post in maniera forse meno organica di quanto solitamente faccio, ma capitemi. Si tratta di affetto.

S



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