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15.8.11

Galleria Tirrena_ Torino, via Arcivescovado-via Arsenale-via XX Settembre

A chi fosse (come me) rimasto in città in questo torrido Ferragosto, consigliamo la visita alla Galleria Tirrena, unico esemplare contemporaneo di quella tipologia che, quintessenza della società borghese, a Torino ha goduto in passato di ampio respiro. Lontana dal caos, sconosciuta ai più (e dunque semideserta), siamo sicuri possa diventare occasione di refrigerio, oltre che di osservazione attenta.

Incastrata in quella parte di centro che solitamente nessuno considera, la Galleria possiede tre ingressi quasi anonimi, cupi e profondi; questo, devo riconoscerlo, genera un senso istintivo di repulsione verso il pubblico meno interessato alle architetture della città, inquietudine che persiste entrando all'interno: le lancette dell'orologio sono ferme agli anni Sessanta, gli spazi sono ampi e silenziosi, le superfici e gli arredi rivelano una sensibilità lontana, fatta di pietra lucida, perlinature modanate e motivi postmoderni. Pensata come spazio della rinnovata imprenditoria torinese del dopoguerra, la Galleria presenta due corti distinte, circondate da vetrine incorniciate in bellissimi telai metallici e ripartite da pilastri rivestiti; molti dei locali che si affacciano sulle corti non ospitano più alcuna attività. Sono rimasti semplicemente sfitti, simulacri di una realtà ormai scomparsa; sopravvivono una caffetteria, un negozio di abbigliamento per signore, una galleria d'arte e poco più. La componente residenziale è tuttavia ancora presente; dalle corti si accede infatti ai vani scala, la cui bellezza è rimasta immutata: piccoli nelle dimensioni e scarsamente illuminati, fanno del gioco chiaroscurale e dell'elevata qualità del disegno delle finiture il proprio vanto, trasformando la semplice funzionalità degli oggetti in espediente formale. E' il caso degli stupendi casellari postali. Godeteveli qui.

Un discorso a parte merita l'importanza che la luce riveste nel definire l'architettura della Galleria Tirrena. Sia quella artificiale (solo nelle corti gli apparecchi originali sono funzionanti; altrove, data la complessità manutentiva, sono stati disattivati) che quella naturale, rendono l'ambiente estremamente rarefatto, alimentando quella condizione di estraneità che caratterizza tutto l'insieme. L'acme di questo processo è visibile nei pressi dell'uscita su via Arcivescovado; uno spazio libero apparentemente senza destinazione, circondato da vetrate a tutta altezza opacizzate separate da setti metallici, si carica di un'espressività silenziosa se inondato dal crepuscolo estivo (come lo abbiamo osservato noi). Tutto tace, nulla si completa e nulla accade. Eppure si è consapevoli che qualcosa ha agito o sta agendo.

La Galleria Tirrena, splendida scoperta nel torpore estivo, è un luogo emblematico. Abbiamo dibattuto a lungo sulle reali possibilità di restituire questo luogo alla realtà, alla vita; quali meccanismi, quali interventi. Ma in verità, per una volta, spero che nessuno faccia nulla. Galleria Tirrena è testimonianza di un passato vicinissimo, un angolo ignorato in cui il tempo si è fermato. Un luogo il cui silenzio non è rovinato da nessun idiota, dove le mani della volgarità architettonica non sono calate con la loro furia livellatrice. Siatene gelosi.

S

 

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