Eppure le premesse, e la conseguente realizzazione, rivelano ancora oggi una sensibilità non comune per l'epoca. Nella prima metà del Novecento i villaggi e le residenze operaie erano tipologie abbastanza frequenti, frutto di quel 'paternalismo capitalista' d'anteguerra; si trattava nella maggior parte dei casi di residenze basate su sistema a ballatoio, con vani di dimensione discutibile, non sempre opportunamente areati e con presenza contenuta di servizi igienici. Qui il discorso è diverso. Gli edifici, oltre ad essere ben distanziati e calati nel verde, presentano sistemi distributivi scala-pianerottolo, con quattro alloggi per piano, ciascuno dotato di ampie aperture e servizi: uno standard decisamente sopra la media per il periodo e per il target al quale era destinato. Nel complesso era stato previsto anche l'inserimento di una chiesa e di un lavatoio pubblico; di questo è rimasta la struttura coperta, che occupa lo spiazzo centrale. Non esistono più le grandi vasche e il sistema di condutture è oggi disattivato, ma la logica è comunque visibile tutt'oggi.
Abbiamo conversato con un vecchio abitante del Villaggio, estremamente disponibile quanto loquace e curioso; ci ha rivelato che oggi le case sono di proprietà del comune di Torino e gestite dall'ATC (sono diventate case popolari nel senso che intendiamo oggi). La trasformazione ha innescato un afflusso di nuovi residenti, la maggior parte extracomunitari, che poco a poco cominciano a radicarsi, innescando un processo di trasformazione della componente sociale storica dello SNIA. Discutendo tra noi, siamo arrivati alla conclusione che, se esiste un posto a Torino dove è davvero possibile una completa integrazione tra culture differenti, quello è il Villaggio SNIA; qui, infatti, l'uguaglianza dell'abitare regna sovrana, con spazi liberi e pienamente condivisibili, chiusi al traffico veicolare, ideali per bambini e ragazzi che qui, giù in strada, hanno possibilità di incontro e scambio. Questo ci piace. Ci piace pensare che il Villaggio SNIA non sia solo testimonianza del passato industriale della città, ma anche luogo del cambiamento che tutti auspichiamo.
S
Nessun commento:
Posta un commento