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7.9.11

Complesso Santo Volto_ Torino, via Val Della Torre 11

Rimaniamo sul tema della Torino post-industriale, cominciando oggi a parlare dell'area Spina 3, già teatro di interventi significativi e tutt'ora oggetto di studi e proposte per la sua completa trasformazione. Gli occhi di trueisgood si sono posati oggi su quello che è probabilmente uno degli interventi più noti e discussi dell'intero sito, cioè la chiesa del Santo Volto, con l'annesso complesso della Curia Metropolitana; il progetto è firmato da Mario Botta, architetto svizzero.

Lo dico subito: l'insieme, nonostante lo abbia osservato diverse volte, non mi ha mai davvero impressionato. Capisco si tratti di un edificio religioso, capisco che in casi di questo genere sia difficile ragionare in maniera ortogonale, capisco anche che all'interno di un'area così vasta e priva di elementi che fungano da veri catalizzatori (siamo sempre in periferia, nel punto più meridionale di Madonna di Campagna) un'immagine forte possa avere i suoi risultati. Eppure, questo colossale (mai visto un lavoro di Botta di dimensioni contenute o che non appaia gigantesco) scrigno di mattoni non lo capisco; era davvero necessario tanto chiasso? Sul sito dell'architetto si legge che il Santo Volto è stato pensato deliberatamente con 'un impianto a carattere monumentale, segno fortemente plastico capace di indirizzare l'attenzione del visitatore verso uno spazio centripeto' (qui per la fonte). Rimango perplesso. 

E' tutto vero, per carità. Si tratta di qualcosa di eccezionalmente monumentale che rimanda davvero ad uno spazio centripeto. Capisco l'importanza del raccoglimento, dato che si parla di un'assemblea religiosa; ma lo sfarzo dimensionale, la grandiosità delle forme e degli intenti? Ci troviamo nel bel mezzo delle ex aree industriali Vitali e Ingest, che costituivano la maggior parte del complesso della FIAT Ferriere, cuore pulsante della metallurgia torinese; accanto alla chiesa sono oggi visibilissime (dopo gli interventi per la realizzazione del Parco Dora lo sono ancora di più) le strutture metalliche della vecchia fabbrica: di quale monumentalità vogliamo parlare? Di una monumentalità simulata, fuori luogo; la vera grandiosità esiste già, senza che un castello di laterizi cerchi di celarla.  

Il sagrato antistante la chiesa, a cui si accede per mezzo di un'ampia scalinata, è circondato da lunghe cortine sempre in mattoni, dietro le quali sono ospitati i locali della Curia. In linea di massima, trovo che funzionino meglio della chiesa, eccezion fatta per due sgradevolissimi dettagli; il primo è la pessima qualità dei serramenti. L'architetto mette da parte l'estro in favore di una più misurata sobrietà, ma perde grappoli di punti scegliendo delle finiture terrificanti, nere, banalissime, quasi dozzinali; se la scelta è da imputarsi a pura economia allora, oltre che sciatta, scade anche nella tristezza. In secondo luogo, i pilastri. Perchè un tronco di cono sopra i pilastri? Evito di continuare.

Nota di merito: l'interno. Ecco, qui funziona. Anche qui c'è un abuso di momumentalità, ma a differenza degli esterni qui la spinta megalomane è minore, ridotta, persin piacevole; personalmente, non mi spiego ancora la scelta dell'effetto cattedrale, ma devo ammettere che qui si rimane stupiti. L'aula è molto grande, l'area destinata alla funzione pure. Le finiture sono ottime e il simbolismo formale (che, da quanto ho capito, connota abbastanza le produzioni di Botta) qui lo trovo giustificato, anche negli arredi (mi stupiscono di meno dello spazio però). Discorso a parte merita il Santo Volto raffiguarto sul fondo; l'espediente tecnico che manifesta l'immagine è semplice quanto efficace, supportato inoltre dalla luce che piomba dall'alto per mezzo di un ampio lucernaio.

Potrei odiarlo sul serio se fosse solo monumentalità a tutti i costi; fortunatamente non è così. Le premesse, la cura esecutiva erano tutte premesse per un buonissimo lavoro. In parte è riuscito, ma le sbavature sono a mio avviso insopportabili.
 
S

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