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12.8.11

Milano, largo La Foppa 2

Mi riallaccio al post precedente con un'ideale staffetta, che da via della Moscova 58 raggiunge il (vicinissimo) traguardo in largo La Foppa 2, in un elegantissimo edificio suo dirimpettaio. Il contrasto è netto, non solo per la differenza proporzionale (il 58 è enorme!) e cronologica, ma soprattutto per la cura del dettaglio e per il diversificato utilizzo del materiale legno, comune denominatore tra i due.


Se nel 58 l'aggiunta delle ante scorrevoli laminate si qualifica come un intervento di mera applicazione, con un atteggiamento quasi taylorista nell'operazione di restyling, nel 2 è chiaro che la parola più corretta è modellazione. Il corpo dell'edificio è infatti convesso, superficie sulla quale la componente vetrata supporta ed è supportata (sul piano formale) da un elaboratissimo gioco di sistemi di apertura che il legno rende assolutamente accattivante, anche sul piano tecnologico; nei fatti, si tratta di una rivisitazione della classica imposta, che qui, oltre ad incurvarsi, permette di ottenere una facciata omogenea pur nella variazione del ritmo (le finestre di ogni piano non appartengono ad un unico appartamento; quindi le imposte variano a seconda dell'utenza). Il resto viene da sè: le travi scure dei solai lasciate a vista, il lieve avanzamento del filo di fabbrica sui margini esterni, la cornice in pietra grigia, le aperture in cima; tutto è pesato nell'economia generale dell'insieme.


Superando l'ingresso e spostandosi nel cortile interno, l'insieme, pur mantenendo alcuni degli elementi vincenti, non è al pari del fronte stradale; la facciata è meno regolare, più lasciata al caso, più piegata alla ragion d'utilizzo che non ad una logica complessiva (dietro si paga il fatto di avere un sistema di aperture puramente 'di rappresentanza' davanti). Tuttavia, la corte è resa interessante dalla presenza di una seconda facciata posta sul suo lato posteriore, probabilmente di un altro edificio; su tre livelli, questa dispiega un regolarissimo impaginato di 'celle' tripartite, che a livello formale dialoga disinvoltamente con la consistenza dell'acciaio (anche qui impiegato) e con l'aspetto cromatico.

Rileggendo, forse sono stato un po' troppo didascalico. Ma probabilmente qui sta la forza di un'architettura riuscita; il raccontarsi in pochi elementi, in poche parole, lasciando spazio all'immagine e alla forza comunicativa della forma e della materia. Se è così, questo allora è finora il mio post più trueisgood.

S

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